Storia

Antonio Taramelli, l'archeologo del Nuraghe di Seruci

La vita dell'archeologo e professore Antonio Taramelli è legata ai tanti scavi compiuti in Sardegna per riportare alla luce monumenti di varie epoche, fra cui il Nuraghe di Seruci la cui scoperta avvenne nel 1917

Antonio Taramelli è stato un importante archeologo di origine friulana che ha legato il suo nome ai numerosi scavi compiuti in Sardegna, tra i quali vanno ricordati quelli presso il Nuraghe di Seruci (Gonnesa, Iglesiente).

Figlio di un geologo, conseguì la laurea in lettere a Pavia e il diploma della Scuola nazionale di Archeologia prima di dedicarsi alla carriera accademica diventando professore incaricato di archeologiapresso l'Università di Cagliari e membro dell'Accademia dei Lincei, preludio alla prestigiosa nomina a senatore del Regno nel 1934.

Pur essendo preso da una carriera rapida e variegata, Taramelli non abbandonò mai la sua grande passione per l’archeologia sia in ambito istituzionale, come direttore del Museo Archeologico di Cagliari, sia in qualità di ricercatore sul campo: la sua carica di "Sovrintendente di I classe agli scavi e musei archeologici della Sardegna" lo portò a coordinare in prima persona gli scavi punici di Sant'Avendrace, Sulki e Cornus, quelli nuragici di Santa Vittoria, Paulilatino, Sarroch e le necropoli di Anghelu Ruju e di Sant'Andrea Priu, oltre al restauro di alcuni edifici medievali.

Nel 1917 ebbe inizio la sua campagna di scavo nel complesso nuragico di Seruci, a Gonnesa: un mastio centrale contornato da cinque torri attorno al quale si sviluppava un villaggio di circa cento capanne su un’estensione di sei ettari.

Oggi quest’area archeologica, i cui scavi sono stati completati negli anni Ottanta da Vincenzo Santoni, costituisce una delle più interessanti e visitate della regione, grazie anche ai rinvenimenti effettuati che la rendono una meta prediletta per lo studio e la conoscenza del passato della Sardegna.

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