Storia

Dai nuraghi alle miniere: tutta la storia di Gonnesa

La storia di Gonnesa ha inizio in epoca antichissima: nell’area in cui ancora oggi sorge, infatti, sono presenti numerosi insediamenti nuragici come Murru Moi, Serra Maverru e quello di Seruci, vasto circa sei ettari e composto da un mastio centrale circondato da cinque torri con le sommità crollate. A corollario del nuraghe vero e proprio si trovava un villaggio di un centinaio di capanne di forma circolare, ancora oggi in gran parte visibile.

In epoca medievale Gonnesa era costituita da una serie di piccole comunità rurali soggette a un giudice; fu parte del Giudicato di Cagliari prima di passare alla famiglia Donoratico, ai Pisani e agli Aragonesi. A partire dal quindicesimo secolo, i raid pirateschi sempre più frequenti provocarono lo spopolamento progressivo di Gonnesa protrattosi fino al 1774, allorché Don Gavino Asquer Amat, Visconte di Fluminimaggiore e Gessa, decretò il ripopolamento dell’area con l’ausilio di alcuni vassalli.

Intorno alla metà dell’Ottocento la zona subì un cambiamento epocale grazie alle miniere. L’industrializzazione provocò un forte aumento demografico, la nascita di una classe operaia e istanze di maggiori diritti che condussero alla rivolta del maggio 1906, con tre morti, 17 feriti e 270 arresti. Nel secondo dopoguerra la chiusura pressoché totale delle miniere spinse il circondario di Gonnesa verso il turismo e oggi degli imponenti stabilimenti di un tempo restano le rovine di archeologia industriale fra cui il Villaggio Normann, nel quale abitano circa settanta persone.

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